In quest’ultimo periodo l’assenza di onde ha reso difficile la vita di noi surfisti. Il ricordo dell’ultima giornata di surf mi appare addirittura sfocato e credo risalga a più di un mese fa, forse. Nonostante ciò sono andato più volte da solo in spiaggia, a passeggiare, a pensare e soprattutto a ?sentire? il mare. Anche se davanti ai miei occhi lo spettacolo era deprimente ho capito la forza del legame che, instaurato nel corso degli anni, si è sempre più rinforzato. Sono passati 23 anni da quando mio padre mi portò a Fiumicino per farmi vedere quanto grande fosse la furia del mare; è una delle prime immagini che mi è rimasta dentro ed ancora oggi, di fronte ad una mareggiata rimango incantato come quel giorno lontano nel tempo, quando mio padre cercava di spiegarmi come l’influenza di correnti, moto ondoso e venti riuscissero a creare lo spettacolo che avevo di fronte. Osservare il mare in questo periodo very flat mi ha fatto crescere ulteriormente; crescere e capire; essere consapevole che questa è una dimensione alla quale noi ?animali acquatici? apparteniamo;ogni volta che lo vedi il mare ti lascia dentro qualcosa, nel bene o nel male trasmette una sensazione, un pensiero, un’emozione. Il mediterraneo determina molto spesso i nostri umori, ci regala momenti indimenticabili e a volte ci fa sentire inutili e tristi e questo perché il mare è la dimensione che amiamo. Vi sembrerò nostalgico ma credo che nei nostri ricordi legati al mare, ai viaggi, ci sia sempre quella forza che molti di noi surfisti italiani utilizziamo nei periodi in cui la tramontana persistente distrugge le speranze di essere in acqua.
Credo anche che molti di quei ricordi, di quelle immagini, di quelle sensazioni passate siano parte integrante della nostra persona e cultura; le custodiamo gelosamente poiché ci fanno vivere meglio, ci raccontano storie che non conoscevamo; ci parlano del mondo, di quella piccolissima parte del globo che ci ha lasciato dentro la consapevolezza di quanto immenso abbiamo a disposizione. Ogni posto, ogni onda che abbiamo surfato ci ha lasciato un suono, un’emozione che è viva dentro noi, pronta per tutte le volte che ne abbiamo bisogno, per tutte le volte che rimaniamo sulla spiaggia ad osservare il mare con le tavole sul portabagagli. Io personalmente ho fatto delle mie piccole esperienze di viaggio un parametro di riferimento: riferimento da quello che sento e provo, dalle circostanze che affronto, da ciò che vedo accanto, di dove vivo: sto parlando di opportunità. L’Acqua è il mio cordone ombelicale, le mie sensazioni più pure sono dettate dal suo movimento, dalla sua armonia, dalla sua immensità. Un'onda italiana, balinese, californiana o spagnola scatena in noi e suscita lo stesso bisogno che abbiamo di fare surf.
Sono quelle sensazioni che ti fanno stare in acqua appena sorge il sole per cavalcare le onde che ti separano dal timbrare il cartellino in ufficio alle 9:00; sono quelle sensazioni che arricchiscono il tuo spirito, colmano i tuoi occhi, riempiono il silenzio, ti rendono libero; sono quelle sensazioni che spesso rendono la tua vita un inferno; sono quelle sensazioni che cambiano il tuo punto di vista e ti fanno capire quello che è più importante, quello di cui hai bisogno o meno; sono quelle sensazioni che ti danno la chiave per capire chi sei e cosa cerchi; sono quelle sensazioni che ci spingono a fare progetti e progetti per trasferirci in un posto dove fare surf sia molto più semplice e meno frustrante; io per primo so quanto sia difficile questo cambiamento, il fuggire all’estero per poter smettere di penare ogni singola volta che si vuole fare surf; ma il compromesso è quello che viviamo noi in Italia perché la via che porta al mare recide tutte le altre; devi essere pronto a sacrificare amicizie, lavoro e amore perché la scelta è comunque forte e dolorosa; devi scegliere di far ruotare la tua vita attorno al surf altrimenti avrai dentro sempre quella sensazione di come poteva essere e non è mai stato; ti accontenti e se per te va bene allora "tanto di cappello".
Personalmente invidio positivamente chi ha avuto la possibilità ed il coraggio di andarsene; ancor di più chi se ne è andato con la persona che ama e che lo ha seguito per condividere questa bellissima avventura. D’altro canto è molto bello qui da noi, sulla line-up, vedere tanti surfisti mossi da passione, tenacia, determinazione, pazienza e rispetto: sono gli elementi che leggo negli occhi di queste persone che come me fanno di una giornata dal metro scarso e ventoso un giorno epico di scaduta. Il surf non è uno sport come tanti: il surf rappresenta uno stato mentale, una sintonia che trova la sua perfezione nell'acqua e al di fuori della quale vige l'insofferenza. Quanto siamo stanchi di bollettini, previsioni del tempo, tam-tam di telefonate e corse folli sull’autostrada per essere al momento giusto nel posto giusto?
Ma è il nostro bisogno di esserci e ne siamo coscienti. Ognuno di noi sa quello che vuole e in che misura. Non credo che possa esistere un limite al surf. Chi lo ama sa che è così. Lo vogliamo e basta. Sempre. Tutti i giorni. È sacrificio e noi tutti sappiamo quanto sia maledettamente vero. E’ la nostra vita e la vita è fatta di molteplici possibilità. Non so se in futuro sarò ancora qui a Roma. Ed è anche vero che non so quale sarà la mia meta finale. Non so se domani ci saranno onde e se potrò fuggire dal mio ufficio per andare. Non so nulla di preciso tranne che la mia volontà è quella di presente quando l’onda sarà lì per infrangersi. E’ il pensiero costante di voler "accarezzare" quelle sensazioni che ormai mi appartengono e a cui so di non poter rinunciare.