IL MEDITERRANEO: UN ECOSISTEMA FRAGILE


Il Mediterraneo ha un suo fragile ecosistema. Un ecosistema è un perfetto equilibrio tra mondo animale, vegetale e l'ambiente. Gli ultimi 50 anni di sviluppo industriale sono bastati a recare danni ed a compromettere tantissimi fondali del Mar Mediterraneo. Sono più di 130 milioni gli abitanti che vivono lungo i 46 mila chilometri di costa del Mediterraneo, nel quale sono riversati annualmente 120 mila tonnellate di oli minerali, 60 mila tonnellate di detergenti, 100 tonnellate di mercurio, 3.800 tonnellate di piombo, 3.600 tonnellate di fosfati, cui si aggiungono plastiche e materiali non biodegradabili. Bisogna ricordare che il Mediterraneo completa il ricambio totale delle sue acque in circa 70 anni e sono proprio le possibilità di ricambio generale il problema più importante. L'inquinamento è dato da ogni effetto dell'attività umana che può danneggiare le caratteristiche naturali dell'ambiente. Il mare ha la capacità di assorbire i rifiuti prodotti dall'uomo, ma lo sviluppo indiscriminato dell’attività umana la sta soffocando. Il più semplice modo d’inquinare da parte dell'uomo è quello di abbandonare o gettare in mare sostanze solide ed inalterabili, come buste, bottiglie di plastica o anche mozziconi di sigaretta. Seguono poi i liquami domestici che hanno sostanze putrescibili, spesso accompagnate da microflora e microfauna. Il surfista, passa una quantità notevole del suo tempo immerso nell’acqua di mare. Ad esempio, un surfista italiano, può trascorrere una media di 168 ore l’anno immerso nell’acqua (calcolando una media di 4 mareggiate al mese, ed un minimo di 3,5 ore di surf per mareggiata), con un massimo di 350 ore per chi vive in Sardegna o in altre zone con mare più consistente e pratica il surf in maniera più assidua. Possiamo quindi affermare che il surfista è colui, che più di altri, testa sulla “propria pelle” qualsiasi cambiamento di questo ecosistema. Vivendo il mare a 360 gradi, il surfista è inevitabilmente eletto alla salvaguardia del mare e del suo ecosistema. Non è un caso che proprio una delle maggiori organizzazioni a difesa del mare e delle sue coste sia un’organizzazione di surfisti, la Surfrider Foundation, appunto. Per finire ricordiamo una frase storica del famoso “waterman” hawaiano Bill Hamilton (padre di Laird hamilton ndr): “just by the fact we ride the waves in the oceans, we are major-responsability holders to the future and the ecology of the earth”, (Surfer Magazine, 1971). Per il semplice fatto che surfiamo le onde dell’oceano, noi abbiamo la responsabilità assoluta per il futuro e l’ecologia del pianeta terra.

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